Sicuramente te lo chiedi ogni volta che ti ritrovi a stappare una bella bottiglia di vino: in base a cosa viene stabilito il loro prezzo?
Ecco, non tutti sanno che i fattori che determinano il prezzo di questo pregiatissimo alcolico sono tanti e, soprattutto, sono variabili. Tra questi, vi rientrano sicuramente fattori che è facile immaginare, come la quantità di bottiglie prodotte o le tecniche di vinificazione effettuate, ma anche altri meno scontati, come il tipo di confezione, ol territorio di provenienza delle uve, la storia del prodotto e la sua valutazione da parte del mondo enograstronomico.
Per capire la vastità di questo processo, diamo uno sguardo a ciò che succede in Italia.
Nel panorama nostrano, si stima che la struttura produttiva del comparto vitivinicolo si basi su oltre 300 mila operatori professionali che si occuano della produzione dell’uva, della sua trasformazione in vino e dell’imbottigliamento, per un totale di:
- 000 aziende viticole
- 500 cantine
- 500 imbottigliatori
Da queste cifre è facile intuire come non sia possibile avere un prezzo standard. I prezzi al consumo del vino italiana, infatti, hanno una forbice molto ampia, tanto che si parte da vini che costano 1€ (quelli in brik) fino ad arrivare a costosissime bottiglie che costano anche migliaia di euro a seconda dell’annata.
Oltre alle spese fisse che riguardano la prima parte della filiera, ovvero quelle legate alla lavorazione dell’uva, del terreno e della vendemmia, ci sono dei prezzi fissi a cui il produttore non può sottrarsi e che, spesso fanno davvero la differenza tra una bottiglia e l’altra.
Il numero di bottiglie di vino prodotte
Proprio come tantissimi altri settori, anche nel mondo del vino, è la quantità di materia prodotta a fare la differenza. Esiste, infatti, una profonda differenza tra le aziende e la loro capacità produttiva e questo elemento è determinante quando si declina il prezzo del vino. Insomma, c’è un grosso divario tra un’azienda che produce 10.000 bottiglie oppure centinaia di migliaia.
In primis, va considerato il costo della bottiglia. Ogni vino ne ha una specifica che riesce ad esaltarne maggiormente le qualità e le caratteristiche. Le bottiglie possono essere prodotte con vetro più o meno spesso e, ovviamente, questo gioca un ruolo importante nel prezzo. Diciamo che una bottiglia di qualità media può arrivare a costare circa 0,40€.
A questo si deve aggiungere il prezzo del tappo. Il suo valore, ovviamente, dipende dal materiale che lo compone. In ordine di costo crescente andiamo dai tappi a vite, passando per quelli sintetici, quelli di sughero agglomerato fino ad arrivare ai pregiati tappi di sughero. Questi ultimi, ovvero i tappi più costosi, hanno un prezzo di circa 1€ l’uno.
L’ultimo elemento riguarda l’etichetta. Anche il packaging della bottiglia di vino ha un peso sul prezzo perché ha un ruolo fondamentale nel processo di scelta da parte degli acquirenti. Ovviamente, non si può quantificare quanto sia stato dato allo studio grafico per creare l’etichetta, ma possiamo dire che per stamparla si possono tranquillamente spendere anche 0,50€.
Il vino e il suo confezionamento
Una volta che è stata scelta la bottiglia giusta e che l’etichetta è stata stampata, dobbiamo ovviamente valutare il processo di imbottigliamento, ovvero quello tramite cui il liquido viene messo nel recipiente che lo ospita.
Queste operazioni hanno un ruolo molto significativo anche sul prezzo: se il vino viene imbottigliato a mano dal personale di una cantina, il prezzo sarà sicuramente più elevato rispetto a un processo meccanizzato. Considerando i vari studi di settore, si può dire che una media di 0,20€ a bottiglia può essere realistica.
Una volta messo dentro la bottiglia, il vino viene messo in confezioni specifiche, che possono contenere 6 o 12 bottiglie. Queste possono essere in cartone o in legno. La seconda opzione è ovviamente più sofisticata ed elegante e impatterà notevolmente sul prezzo finale del prodotto. Se una confezione in cartone costa circa 0,40€, per una cassa in legno arriviamo anche a 7€.
Infine, abbiamo lo stoccaggio.
Il vino, infatti, deve passare del tempo a riposare. In base alla lunghezza del processo e quindi in base alla permanenza del vino nei magazzini aziendali, ecco arrivare un altro elemento che concorre alla definizione del suo prezzo.
L’azienda vinicola d’origine
Come tutto, anche “il brand” del vino gioca un prezzo importante. Le aziende vinicole, infatti, hanno alle loro spalle storie e vissuti diversi che giocano il loro peso quando poi si va a dare un valore al prodotto.
La storia, il territorio, le uve usate e la nomea della cantina hanno, senza dubbio, un peso consistente perché hanno saputo far tesoro del loro territorio d’appartenenza.
Ci sono luoghi, che per ragioni storiche e condizioni climatiche particolari, hanno una vocazione per la produzione dei vini di qualità, come quelli della Franciacorta, una zona collinare incastonata tra la città di Brescia e l’estremità meridionale del Lago Iseo.
Oltre al Piemonte e al Veneto, anche la Lombardia è sicuramente una delle regioni italiane che più risalta per la produzione di vini ed è qui che troviamo la cantina Bellavista, fondata da Vittorio Moretti nel 1977, e grande produttrice di Franciacorta, ovvero uno capace di tenere testa al famosissimo Champagne.
E sempre in relazione al vino frizzante francese, c’è un dato che in pochi sanno: produrre Prosecco risulta più costoso che produrre Champagne.
Sebbene, infatti, la differenza nel costo d’acquisto sia davvero notevole, i costi di gestione e di coltivazione del Posecco per ettaro ammontano a 10.000€ l’anno, mentre si fermano a 7.500€ per lo Champagne.
Questo perché coltivare delle vigne di uva destinata alla produzione di Prosecco richiede circa 480 ore di lavoro per ettaro all’anno. Le ore dedicate alla gestione delle vigne francesi sono poco più della metà. La ragione è legata al territorio: le zone del Veneto, infatti, poco si prestano all’uso di macchine per la raccolta, cosa che, ovviamente, fa alzare notevolmente i costi.
A questo si aggiungono anche le spese di produzione successive. I costi degli impianti di spumantizzazione del Prosecco sono elevatissimi, mentre lo Champagne, che può essere imbottigliato direttamente, permette di tagliare tantissimo le risorse allocate alla produzione.
Il vino è un buon investimento?
Non lasciatevi ingannare dalle apparenze.
Il vino può essere uno splendido piacere per il nostro palato, sì, ma anche una straordinaria fonte di investimento.
Una bottiglia di vino pregiato, infatti, può trasformarsi in un vero e proprio asset duraturo nel tempo. Pensate che, il vino più costoso venduto in Italia, l’Amarone della Valpolicella ha un prezzo di partenza di 2000€.
Imparare a riconoscere le etichette, le annate e le bottiglie che acquisiranno un certo valore è un settore d’investimento abbastanza recente, ma che può dare grosse soddisfazioni se esplorato.
Pensa: il vino più costoso al mondo è il Domaine de la Romanée-Conti, Romanée-Conti Grand Cru del 1945. Il suo valore? Circa 558.000$.